LIMITE NON LIMITE

27.02.2024 - Le Arti Possibili
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LIMITE NON LIMITE di Ferruccio Colombo e Francesco Fondacci

Nell'incontro pubblico "La possibilità del limite" del 21 ottobre 2023 - svolto al termine del biennio dedicato alla lana nel corso dell'installazione collettiva GIROTONDI | CROMIE CONDIVISE - Ferruccio Colombo, artista e Francesco Fondacci, arteterapeuta, hanno affrontato con un’ottica originale e inedita il tema del limite.
 

Il seguente testo ha come nucleo originale una manciata di pensieri emersi durante la registrazione di un’intervista a Ferruccio Colombo (V. nota n.1) sul tema del “limite”: ricordo il piacevole pomeriggio, la sua camera, ed il fugate trascorrere della luce, tipico della fine dell’estate.
Dopo la sbobinatura abbiamo raggruppato tutto in cinque blocchi, pensando ad un’architettura che procedesse per temi e che mantenesse il tono piacevolmente narrativo della conversazione. Rivedendo tutto con calma, infine, sono stati assegnati i titoli ed è stato modellato lo sviluppo che seguirà.
Si è trattato di un processo fluido, agevolato dalla memoria storica dei nostri incontri di arteterapia (a partire dal 2016), durante i quali Ferruccio si è sempre confrontato con il tema del limite per la realizzazione delle sue opere ((V. nota n.2).
Tra i tanti esempi che si potrebbero elencare spostandosi cronologicamente indietro, rimane paradigmatico l’importante lavoro del 2021 sulle finestre. Si tratta di due cornici, ora esposte nell’atelier, che sembrano affacciarsi su di un paesaggio sottomarino fatto di alghe (V. nota n.3).
Queste sono due intelaiature rettangolari che rappresentano, come dice lui stesso: “una porzione di veduta che illumina, praticamente, tutto il resto, che non puoi abbracciare con gli occhi, perché troppo vasto”. Un limite, quello delle sue finestre, necessario per determinare una traiettoria e non perdersi negli abissi (V. nota n.4)

A distanza di due anni, questa nuova occasione, offerta da LeArtiPossibili, gli ha consentito di ritornare sul tema dei limiti. Vedremo come giocherà concettualmente per metterli provocatoriamente in discussione, osservandoli, come idee astratte, convenzionalmente pre-stabilite, imposte come normative e per questo insostenibili.
E’ interessante notare che del limite si sia occupato solo parzialmente o in modo indiretto delle implicazioni fenomenologiche, spostandole, addirittura, in secondo piano rispetto al focus sulla dialettica tra un “limite imposto” e “valore della libertà”.
Sembra bypassare la necessità del limite nella formazione dell’identità (V. nota n.5).
Ferruccio si concentra, in modo fieramente “anarchico”, sul concetto di “inesistenza dei limiti” che considera solo come invenzioni culturali.
Con questa narrazione, ci mostra quanto la propria libertà artistica sia attiva, presente in ogni scelta e soprattutto in opposizione rispetto a qualsiasi pretesa esterna (limiti culturalmente suggeriti o indotti).

Ferruccio esprime un animo artistico e provocatorio, esprime il desiderio di creare e di essere liberamente sé stesso: proteggendosi, certamente, ma al tempo stesso, rimanendo anche disponibile al confronto, in movimento.

“le radici sprofondano e basta,
io non sono assolutamente fermo, mi muovo”.

(Ferruccio Colombo, estratto dalla tesi di diploma, La tecnica del Body tracing e la tridimensionalità dei supporti in un caso di atrofia multi-sistemica, discussa da Francesco Fondacci, per Art Therapy Italiana, 2021-22)

Porre dei “limiti” convenzionalmente definiti significa inventarli
Ogni limite è un’invenzione e, in questo senso, l’esempio più eclatante è il concetto di “superamento del limite” che rappresenta la negazione del limite stesso.
Se, infatti, mi viene chiesto di superare un limite significa che questo limite non c’è realmente e superandolo, andando oltre, si creano nuovi limiti… e così via.
Queste creazioni possono essere infinite per quantità e tipologia.
Il limite non è quantificabile: è una parola, un suono e nient’altro.

Limiti culturalmente imposti e difese
Ogni società si dà e ci dà dei limiti ma questi possono cambiare anche da persona a persona, da testa a testa.
A volte un altro stabilisce che tu puoi arrivare ad un certo punto e che non c’è possibilità di “travalicarlo”, tuttavia, questo superamento è sempre possibile. Superare questo limite che l’altro dice che è tuo dimostra a te stesso per primo, e poi all’altro, che quel limite è un limite fasullo.
C’è il rischio che ci si possa dimenticare che il limite è una convenzione, rendendolo in questo modo una costrizione che ci fa andare a ritroso. Meno limiti travalichi (sfidandoli) più ti involvi ed il rischio è quello di tornare indietro in una direzione che ti porta verso lo zero e lo zero per me è l’assoluta nullità.

I limiti possono essere imposizioni date da altri o che ci diamo da soli (si pensi ai disturbi alimentari).
In relazione al nostro rapporto di consapevolezza con il limite (come convenzione culturalmente imposta) si pensi alla metafora presente nell’episodio di Perseo, il quale, per evitare di rimanere pietrificato, non guarda direttamente il volto della Medusa. Per uccidere la Gorgone la combatte osservandola riflessa nello scudo, cioè creando una distanza opportuna, protettiva (una sorta di difesa data dal distanziamento).
Se si è deboli e non si ha nessuno con cui superare il limite (Perseo ha avuto aiuti dalle Naiadi e dalle dee Gaie) si rimane pietrificati, bloccati e si finisce per dare troppo peso a questo limite che in realtà peso non ha. Serve un confronto, una compagnia quindi, per vedere l’effettiva portata di un limite e giudicarlo (V. nota n.6).

E’ importante dire che ogni minimo movimento del nostro corpo è la rappresentazione fisica del “non limite” di questa “trasformazione continua”: io adesso sono qui ma poi mi sposto e vado avanti, lo supero… oppure muovo le dita, gli occhi (V. nota n.7).
Noi non siamo oggetti inanimati ed il limite lo superiamo anche se nessuno ci chiede di farlo.

Limiti positivi ed arte
I limiti positivi sono quelli che fanno evolvere sia la tua conoscenza che la tua coscienza.
Coscienza e conoscenza vanno insieme e non è solo un gioco di parole!
L’arte, in questo senso, può aiutarci nella conoscenza e nella coscienza ricordandoci che i limiti possono essere trasformati continuamente.
Anche la lettura della storia dell’arte ci aiuta: partendo dal punto che fa una matita sulla carta o dai graffiti rupestri si può passare ai Girasoli di Van Gogh e proseguire con libertà effettuando le comparazioni che vogliamo.
Non ci dobbiamo fermare alle vecchie schematizzazioni lineari. Questi confronti devono essere fatti per evitare di “fissarci”.
Penso, anche, alla lirica L’infinito di Leopardi: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”, oppure “sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella”.
Questo significa che il poeta riesce a superare il limite imposto dalla siepe.
L’arte ci fa progredire, mai regredire.
Nell’arte c’è un processo di crescita dove si superano i limiti.
Guai se così non fosse!
La creatività aiuta perché è un motivo per “inventare” qualcosa, per ritrovarsi in qualche cosa (sentire la materia) e per sperimentare... non so come si può dire, sicuramente andare avanti e proseguire.

La lana come “non limite”
La lana ed il feltro sono qualcosa che non conoscevo sotto l’aspetto creativo.
Conoscevo la lana per quello che era il suo uso comune (anche in relazione al mio vecchio lavoro come tagliatore di camicie). La lana era relegata all’abbigliamento, la vedevo solo come possibile indumento.
Non l’avevo considerata libera dagli schemi e dai limiti che le davo.
Grazie a questa iniziativa sono riuscito a liberarla osservandola come possibilità creativa, rispettando anche la sua storia di trasformazione. Quando arriva la lana cardata sul tavolo dell’atelier, infatti, è stata già levata dall’animale e quindi ha già superato alcuni limiti, ha subito un processo ed è lì, pronta, per affrontare e valicare altri limiti ancora, rendendosi viva.


Ognuno, inevitabilmente, porta con sé dei ricordi e delle immagini di un materiale.
Lavorare con l’arte ci aiuta a richiamare queste immagini, a riconsiderare e soprattutto sceglierle.
Io per “lana cardata” ho un’immagine molto bella e vecchia: l’artigiano che fa dondolare avanti e indietro una sagoma semi-curva, piena di chiodi e che pettina una montagna di lana grezza, appena tolta dalla pecora. Si tratta di un macchinario e di un’immagine arcaici.

Il lavoro presentato: La spirale della vita

In quest’occasione mi sono ricordato degli Argonauti e del Vello d’oro (V. nota n.8).
Il giallo che ho scelto come colore rappresenta il valore: un valore intrinseco al materiale.
Ho scelto di tingerla attraverso la curcuma per introdurvi un fattore personale, mio personale, che sento solo mio: usare le mani, i materiali vecchi ed alla vecchia maniera mi soddisfa, mi dà un piacere notevole, molto di più di lavorare un materiale preconfezionato.
Ho voluto mettere dei nodi, dei punti fermi lungo la spirale.
Metaforicamente parlando quei punti indicano alcuni dei momenti particolari che ci accadono nell’arco della vita.
Se fossero miei e personali avrebbero una distanza precisa ma ho deciso di metterli a caso.
Penso che possano andar bene per tutti… la casualità è un fattore che accomuna.
Esprimersi utilizzando la casualità va bene per tutti: penso al look casual.
Le tradizioni culturali e comunque tutte le diversità sono importanti ed è importante che siano sempre vive, tuttavia, questo non vuol dire che ci siano dei limiti nel pensarle e nell’usarle creativamente.
I limiti non esistono anche se è utile utilizzare delle indicazioni, dei riferimenti come se fossero dei bigliettini di carta “semplicemente” appoggiati qua e là sulla lana.
Odio la schematizzazione e lavorare la lana mi ha fatto sentire libero di fare e di disfare.


Nota n. 1 Ferruccio Colombo attualmente risiede nella R.S.D Mater Gratiae a Milano (Gruppo La Villa - Edos) dove oltre ai suoi vari interessi lavora anche con l’arteterapeuta Francesco Fondacci incontrandolo nell’atelier della struttura una volta alla settimana.

Nota n. 2 Sia nei momenti progettuali che in quelli tecnici quando la materia attraverso la sua resistenza lo ha posto davanti alla “possibilità di crescita”.

Nota n.3 Metafora di un paesaggio interiore che ha imposto un confronto con la casualità e l’imperscrutabilità degli eventi.

Nota n.4 Lavoro presentato in una conferenza internazionale di arteterapia a Parigi e pubblicato con il titolo (A ciascuno la sua finestra), À chacun sa fenêtre in Fenêtres, Publication Journées d'Automne 2021, Revue des Journées d'automne 2021,Société Française de Psychopathologie de l'Expression et d'Art-thérapie, Paris.

Nota n.5 Ossia di quell’esperienza inevitabile che il nostro corpo fa con il mondo incontrandolo continuamente e definendosi proprio attraverso la stimolazione sensoriale data da questo incessante impatto.

Nota n.6 Dal collo reciso della Medusa uscirono l’eroe Crisaore ed il cavallo alato Pegaso

Nota n.7 Qui Ferruccio sente l’esigenza di ribadire la possibilità di movimento. Il cambiamento di posizione implica non solo lo spostamento fisico ma anche il cambiamento del punto di vista e quindi, implica anche una riconfigurazione costante del suo esserci. L’essere nel mondo è un confronto con i limiti, un contatto continuo tra la stessa superficie del corpo (la pelle) e l’altro, oppure, tra il proprio punto di vista e l’altro. In questo senso M. Merleau-Ponty: << io so che gli oggetti hanno svariate facce perché potrei farne il giro, e in questo senso ho coscienza del mondo per mezzo del mio corpo>> Cit .M. Merleau-Ponty, “Fenomenologia della percezione”, trad. it. di A. Bonomi, il Saggiatore, Milano, 1965, p. 130.

Nota n.8 L’opera presentata è costituita da un tondo giallo a cui è fissato con dei nodi un filo che forma una spirale.

 

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