#unagrandecopertaeventifiberart / Un filo di lana nero

26.03.2024 - Le Arti Possibili
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Nell'incontro pubblico "La possibilità del limite" del 21 ottobre 2023 - svolto al termine del biennio dedicato alla lana nel corso dell'installazione collettiva GIROTONDI | CROMIE CONDIVISE – Pietrina Atzori, artista visiva e performer, ci ha illustrato il suo interessante e originale progetto artistico: il Viaggio di un filo di lana.

Vivo in Sardegna dove sono nata.

Faccio arte contemporanea utilizzando prevalentemente il “filo”, ma non esclusivamente; pertanto, poiché non uso solo il tessile, mi definisco non solo fiber artist, ma artista visiva e, dato che faccio delle incursioni anche nell’arte performativa, posso dire che sono artista visiva e performer.

Da dieci anni ho eletto la lana della Pecora Nera di Arbus come medium prediletto. Questo materiale ha la particolarità di essere di un nero naturale straordinario.

Altro elemento caratterizzante è che si produce a partire da una pecora che appartiene al mondo delle biodiversità, di cui si contano appena 4.000 esemplari in tutto il mondo e di questi 2.000 si trovano ad Arbus, nel sud Sardegna.

Fino agli anni ’60 l’economia di questo territorio si divideva tra la pastorizia e l’attività mineraria. Le miniere della vicina Bugerru furono alla base dello sviluppo di molti paesi del Sulcis, determinando anche una significativa crescita demografica ed economica. Cessata l'estrazione mineraria molte persone, specialmente giovani, emigrarono, così che la pastorizia divenne pressoché l’unica attività da cui le famiglie traggono sostentamento unitamente a una nuova attività, quella turistica, ambientata in un territorio incontaminato ma anche carente di servizi.

Il territorio è un susseguirsi di montagne, colline, piccole piane, mare e paesaggi minerari e diversamente dal resto della regione gli animali al pascolo possono essere non solo pecore ma anche capre. I pastori locali spesso allevano entrambi questi animali e i loro greggi spesso sono bianchi e neri oppure solo neri.

Inizialmente credevo che la Pecora Nera di Arbus, meno performativa della razza bianca, si fosse conservata in questo territorio per affetto e tradizione. Ma la vera ragione risiede nelle caratteristiche della pecora nera e del suo territorio. Ecco la vera ragione della diffusione e permanenza di questo speciale ovino.

Queste conoscenze acquisite negli anni di frequentazione con i pastori hanno fatto sì che partecipassi al processo di riconoscimento del Marchio da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e direzionassi sempre più la mia ricerca artistica nel rapporto tra territorio e comunità in un flusso che riconduce ai cardini dell’arte partecipativa.

Da questo terreno è nato il progetto artistico, realizzato nel 2019 dal titolo “IL VIAGGIO DI UN FILO DI LANA”, un progetto nel quale il filo di lana racchiude concetto/pensiero/azione a cui anche gli spettatori hanno potuto partecipare.

Nel mese di aprile 2019, durante la presentazione dell’esito del corso sulla lavorazione della lana che tenni agli allevatori di Arbus su incarico dell’amministrazione, pur avendo conseguito gli obiettivi prefissati, sentii che bisognava fare ancora altro. Non bastava aver insegnato a lavorare la lana e ad invertire lo sguardo da rifiuto a risorsa, occorreva altro!

Occorreva un sostegno alla comunità e al suo territorio; occorreva che in molti si attivassero per far parte della Comunità di Tutela della pecora nera di Arbus, per la lana, per il formaggio ed anche per la comunità e per il territorio. Come fare? Che cosa fare? Me lo chiesi per diversi mesi. Mi fu subito chiaro che per realizzare questa impresa avrei avuto bisogno di altri compagni di avventura.

Fu nel mese di luglio dello stesso anno che intuii la strada, quella che, con le mie modeste risorse, avrei potuto e voluto percorrere con il mio linguaggio, quello dell’Arte partecipativa.

In quei giorni con il mio compagno mettevamo appunto i dettagli per le nostre imminenti vacanze. Volevamo viaggiare per lo “stivale” in scooter. Immaginavamo il viaggio e perfezionavamo l’essenzialità del nostro bagaglio.

Fu in quei momenti che ebbi la visione: “srotolare” un gomitolo di lana di nera di Arbus per tutta l’Italia. Far conoscere è porre la questione di questo filo nero naturale, la biodiversità da cui ha origine, l’importanza del lavoro dei pastori, per la comunità, per il territorio e per l’ambiente.

Questa visione prese la forma della necessità! Così perfezionai l’immagine in un progetto, ideando il modo in cui creare il “nodo”, il “legame”, le Connessioni.

Prima di partire preparai il nécessaire per realizzare “’l’ordito” di lana di pecora nera con cui avrei trasformato l’Italia in un grande telaio”.

Acquistai delle buste da lettera e dei francobolli, aggiunsi i miei biglietti da visita, un gomitolo di lana nera, una forbicetta e un tubetto di colla stick. Con questo armamentario avrei inviato al Sindaco delle città che di volta in volta avrei visitato qualche metro di filo di lana di pecora nera. Essendo il Sindaco il primo cittadino, l’autorità massima, costituiva per me il modo attraverso il quale raggiungere la comunità che rappresentava.

Il giorno della partenza arrivò. Zaini in spalla, io e il mio compagno, partimmo da casa per raggiungere la prima cassetta postale e imbucare il primo pezzo di filo di lana destinato al Sindaco del Comune di San Sperate, dove abito. Da qui raggiungemmo Cagliari per imbarcarci per il “Continente”.

Da lì in poi il nostro viaggio si svolse con lo stesso piacevole rituale: raggiungere e visitare le città, individuare una cassetta postale, spedire la lettera con il filo di lana, e quindi cercare alloggio o ripartire per la meta successiva.

In questo incedere fummo accompagnati, sostenuti e incoraggiati da un vasto pubblico riunitosi intorno a noi grazie a Facebook dove tutti i giorni, come fosse un diario di bordo, pubblicavo un post con immagini significative delle località raggiunte, degli incontri e amenità, e della spedizione del filo, e, quando è stato possibile, l’incontro con il Sindaco.

Il percorso del viaggio non fu pianificato anticipatamente. Volevamo tenerci liberi per viaggiare a sentimento, perché potessimo farci portare dalle emozioni, dagli odori, dal fresco, dal caldo, dalla necessità di ricovero quando pioveva o quando eravamo stanchi.

Incontrammo tanti amici che sapendo del nostro passaggio ci presentavano il Sindaco del posto che voleva incontrarci per ricevere personalmente il filo di lana nera e far parte del progetto di Arte sociale. Ogni Sindaco, in questo modo, è stato nominato a far parte della “Comunità di tutela per la biodiversità Pecora Nera di Arbus”.

Il viaggio iniziò il 17 Agosto a San Sperate, e proseguì verso Cagliari, per poi raggiungere Palermo, Catania, Taormina, Messina, Villa San Giovanni, Matera, Ginosa, Alberobello, Benevento, Calvi dell’Umbria, Foligno, Valtopina, Assisi, Jesi, Roncofreddo, Cesena, Ravenna, Ferrara, Padova, Verona, Brescia, Collegno, Asti, Torino, Noli, Albenga, Onzo, Genova, Sassari, Nuoro, Mamoiada, Oristano, per finire il 2 settembre ad Arbus dove trovammo ad attenderci gli amici dell’Associazione pecora Nera di Arbus, l’Amministrazione comunale di Arbus e il suo Sindaco.

In scooter, 17 giorni, percorsi circa 3500 km, con un filo di lana, è stata CONNESSA tutta l’Italia: 42 città, 11 regioni, e numerose e prestigiose Associazioni Culturali attive nel mondo delle fibre dell’arte, dell’artigianato e nel sociale. Dal 02 settembre tutta l’Italia è unita da un filo di lana, che, per quanto fragile, preso da solo, può, intrecciato con altri fili, creare legami umani e territoriali forti e duraturi.

Attraverso questo progetto è stato possibile vedere come attraverso l’Arte si possono generare nuovi sguardi, prospettive e risposte, nuove connessioni territoriali e umane.

Parimenti questo progetto ha voluto mettere in evidenza un aspetto sociale legato alle minoranze.

Nel raccontarvi fino ad ora avrete notato che non ho utilizzato mai il termine limite che è il tema del nostro incontro. Non l’ho utilizzato perché tutto il mio racconto è caratterizzato dal limite. - la biodiversità in pericolo di estinzione e che con fatica si riesce a conservare, - I pastori che lavorano al limite della sussistenza, - le pecore nere che hanno il limite di poter vivere solo in questo territorio, - le esigue risorse della comunità di Arbus che deve fare anche i conti con l’emigrazione dei giovani che lì non trovano risposte per il loro futuro, - la mia ricerca artistica, che deve fare i conti anche con le risorse.

Ma pur con tutto ciò, ogni piccolo risultato, con tenacia e visionarietà, ha permesso di fare passi avanti. Uno dei risultati più auspicati è stato raggiunto: una famiglia di pastori riesce ad integrare il proprio reddito grazie alla vendita della lana che nel recente passato costituiva solamente un peso.

Pietrina Atzori

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